Il fumetto e il noir
In un ambito narrativo strettamente diviso per generi come il fumetto, il Noir rappresenta un contesto difficile da definire, sia per le sue caratteristiche di mutabilità sia per i confini sfumati che lo contraddistinguono. "Giallo" e "nero" sono i colori delle storie che hanno come protagonisti investigatori e detective privati alle prese con un mondo popolato da figure ambigue, minacciose, sinistre e affascinanti. Ma in questo spazio, Nero e Noir non sono lo stesso colore, bensì due tonalità diverse dello stesso genere di inquietudine.
Nero e Noir
Il Noir, nella narrativa e nel cinema, può essere sicuramente considerato come un’evoluzione del giallo più classico, in cui, a differenza di quanto accade nelle trame investigative pure, non è fondamentale rispettare la regola del “whodunit”.
Chi è l’assassino? Come ha agito? E con quale movente? A differenza del Giallo, nel Noir questi interrogativi non sono più prioritari, mentre vengono privilegiati i personaggi, attraverso un approfondimento del loro carattere e delle loro psicologie, con un’attenzione particolare agli stati d’animo e all’ambiente in cui gli attori della storia operano.
Il Noir è essenzialmente una storia d’ambiente, di atmosfera e di psicologie, un genere che si esprime attraverso una narrazione che porta prima l’autore e poi il lettore e lo spettatore a esplorare gli angoli meno frequentati dell’animo umano, portando a galla elementi insoliti, disturbanti o grotteschi.
Quelle del Noir non sono storie consolatorie; la giustizia raramente trionfa e il lieto fine non è mai garantito. Sono trame in cui più che la Legge può la Vendetta, racconti di antieroi e figure sfocate, di miseria più che di nobiltà. In questo essere un genere di confine, di frontiera, il Noir ha finito spesso per oltrepassare i limiti, andando a fondersi con l’hard boiled (dove il racconto è più concentrato sulla figura del detective o del “duro” di turno).
In Italia, il Noir è stato associato al Nero dal sentire comune e i due generi hanno finito per confondersi nella zona d’ombra in cui si muovono. Il frutto di un equivoco linguistico e interpretativo ha dato vita a un prodotto unico che ha segnato un’epoca. Negli anni Sessanta del secolo scorso, nella cultura popolare si sono imposte le figure degli eroi neri che, attraverso “la morale dell’immorale”, hanno combattuto una battaglia anacronistica contro la censura, lasciando dei morti sul campo, ma vincendo la loro sfida.
Nella cronologia del fumetto il racconto giallo o poliziesco finisce per diventare “altro”. Il personaggio classico di Dick Tracy, creato da Chester Gould nel 1931, nelle sue storie investigative presenta una galleria di antagonisti travagliati nell’animo e nel fisico. Tracy nasce negli Stati Uniti in un momento storico in cui il gangsterismo rappresentava un allarme sociale, un’epoca in cui il crimine dilagava nelle strade e sugli schermi cinematografici, imponendo modelli non virtuosi attraverso la violenza e il sopruso.
Tre anni dopo, nel 1934, lo scrittore Dashiell Hammet si dedica al fumetto e con Alex Raymond dà vita all’Agente Segreto X9, creando storie poliziesche più dure e realistiche. È proprio il realismo uno degli elementi principali del Noir; la rappresentazione dei protagonisti attraverso il loro agire e il loro parlato si distanzia dal poliziesco più manieristico, portando al pubblico un nuovo mondo, più “sporco” e certamente più coinvolgente.
In Italia il fumetto poliziesco ha uno sviluppo meno rapido e continua a privilegiare l’avventura tradizionale, ma negli anni Sessanta esplode il fenomeno del Nero. Nera è la cronaca dei giornali, affollata di delitti e segreti inconfessabili; si muore e si delinque ogni giorno ed è grande (e morbosa) l’attenzione del pubblico per questo genere di eventi. Ecco così che, unendo le figure di Arsenio Lupin (il ladro gentiluomo creato da Maurice Leblanc nel 1905) e Fantomas (l’imprendibile criminale dai mille volti creato da Marcel Allain e Pierre Souvestre nel 1911), nelle edicole italiane arriva nel 1962 il personaggio di Diabolik.
Le sue autrici, Angela e Luciana Giussani danno vita a un personaggio inedito per lo scenario fumettistico nazionale. Il protagonista è profondamente diverso dagli eroi positivi proposti nelle serie a fumetti; è un criminale che agisce secondo una propria morale e una propria “poetica” del delitto, senza indugiare in crudeltà o efferatezze. Diabolik è Noir ma non è esattamente Nero; il personaggio, nella sua negatività, mantiene dei valori saldi cosi come l’ispettore Ginko, il poliziotto che lo combatte regolarmente, viene presentato come un integerrimo servitore della legge. Il filone del Nero a fumetti segue la strada più torbida e inquietante solo attraverso i tanti epigoni di Diabolik.
I criminali mascherati (nei cui nomi – sempre descrittivi ed evocativi – abbondano le kappa) sono numerosi. I più celebri nascono dalla fantasia di Luciano Secchi che, come Max Bunker, firma le storie di Satanik e Kriminal. Le serie, entrambe nate nel 1964 (ed entrambe concluse dieci anni dopo, nel 1974) hanno rappresentato l’evoluzione del genere, spingendo la narrazione verso ambiti più estremi fatti di violenza e crudeltà. La campagna contro i fumetti neri sviluppatasi nel 1965 portò i due personaggi a subire degli aggiustamenti, smussando gli aspetti più duri delle storie e virando verso il giallo e l’azione più tradizionale. Partendo dal bianco e nero (molto nero) creato da Magnus (Roberto Raviola), la stagione irripetibile del Fumetto Nero italiano ha visto nascere e morire molte altre serie come Zakimort, Sadik, Demoniak, per un totale di oltre 60 diversi personaggi (alcuni dei quali dalla vita brevissima, come gli effimeri Cobrak e Terror, con un solo episodio all’attivo nelle proprie collane, oggi quotatissimi nelle aste specializzate e su eBay).
Magnus, in veste di autore completo, ha affrontato con maggiore realismo le tematiche del Nero nelle avventure dello Sconosciuto, pubblicate inizialmente dall’editoriale del Vascello tra il 1975 e il 1976. Qui il Fumetto Nero tocca le tematiche del terrorismo, di stretta attualità in quegli anni, come oggi. Al posto del tradizionale detective c’è un uomo d’azione dal passato travagliato e misterioso, un ex mercenario tornato in attività come bodyguard e destinato a vivere storie tese e crude a metà tra lo spionaggio e il poliziesco. Lo Sconosciuto è una sorta di agente segreto e le atmosfere delle sue storie possono ricordare quelle dei romanzi della popolare collana Segretissimo, pubblicata da Mondadori a partire dal 1960 per ospitare storie di spionaggio, Noir, thriller e azione (…praticamente tutto quello che non è Giallo Mondadori).
Neri da ridere
Alla fine degli anni Sessanta il Fumetto Nero italiano presenta il suo prodotto più divertente: Cattivik. Scritto e disegnato da Franco Bonvicini, più noto come Bonvi (creatore, l’anno successivo, delle celebri Sturmtruppen), il nero genio del male nasce sulle pagine di Tiramolla (ed. Alpe) come
parodia dei personaggi mascherati. A differenza dell’infallibile Diabolik, il maldestro Cattivik è destinato regolarmente al fallimento, perseguitato da una sfortuna cosmica e da una sostanziale inadeguatezza alla vita criminale. La comicità di Cattivik è data dalle gag travolgenti basate sul puro slapstick e commentate dal bizzarro linguaggio del protagonista. Il lato cartoonesco del personaggio si è sviluppato ulteriormente con la gestione di Guido Silvestri (il Silver di Lupo Alberto, allievo di Bonvi e continuatore del suo personaggio). Cattivik ha proseguito le proprie avventure su un mensile a lui dedicato, trovando in Massimo Bonfatti il suo autore più rappresentativo e creativo.
E ritroviamo Bonfatti a firmare i racconti di Leo Pulp, un personaggio creato da Claudio Nizzi per la Sergio Bonelli Editore nel 2001. Leo Pulp è un investigatore privato e nasce come deliberato omaggio alla narrativa Noir e hard boiled. Nelle tre avventure apparse, Nizzi e Bonfatti citano apertamente scrittori come Chandler ed Ellroy attraverso la figura del detective disincantato che vive nella Los Angeles della fine degli anni Quaranta.
Nero oggi
Dal Noir al Nero, dal Nero al Pulp: le etichette e i sottogeneri si mescolano e si sovrappongono finendo per creare degli ibridi che diventano a loro volta genere. La citazione è diventata l’elemento ricorrente e molti autori rielaborano quello che già esiste per tentare di dargli un aspetto che, se non è nuovo nei contenuti, lo è certamente nella forma. In questo senso Frank Miller, con il suo mondo di Sin City ha tentato di esplorare dei sentieri narrativi diversi. Le storie a base di personaggi maledetti ed estremi continuano a usare lo stesso linguaggio e le stesse modalità (a partire dall’inevitabile monologo interiore, marchio di fabbrica di tutti i protagonisti dannati e controversi), ma la messa in scena propone soluzioni più esasperate. La trasposizione cinematografica di alcune graphic novel del ciclo di Miller è stata terreno di sperimentazione per un linguaggio cinematografico diverso, un tentativo reso interessante dalla presenza dello stesso Miller alla regia, accanto a Robert Rodriguez.
In Italia è utile segnalare l’esperimento di Detective Dante, la miniserie di 24 episodi creata da Lorenzo Bartoli e Roberto Recchioni. Mescolando le figure tradizionali dell’hard boiled alla Divina Commedia, gli autori affiancano Hammett e Chandler a Dante Alighieri realizzando, tra il 2005 e il 2007, un prodotto che rilegge e rinverdisce i canoni del genere.