Il fumetto e la parodia
Nel fumetto il sottogenere della parodia è uno dei più praticati. Da un punto di vista puramente letterario, gli esempi di riadattamento in chiave comica di classici, romanzi, novelle, racconti ed epopee celebri sono innumerevoli. Ma il fumetto si è dilettato a rielaborare, attraverso la satira e l'umorismo, anche semplicemente dei personaggi rubati alle pagine dei libri, come pure scenari e ambientazioni, o topoi tra i più ricorrenti. Infine, in tempi più recenti, la parodia fumettistica è andata anche al di là della letteratura, traendo ispirazione dal cinema, dalla televisione e dal fumetto stesso.
Le Parodie Disney
Nel fumetto italiano le famose Parodie Disney sono l’esempio più longevo di questo tipo di rappresentazione, a decorrere dal classico Inferno di Topolino, realizzato da Guido Martina e Angelo Bioletto e pubblicato tra il 1949 e il 1950, sui primi numeri della neonata rivista Topolino. Da quella prima versione disneyana dell‘Inferno dantesco molti altri classici della letteratura sono stati interpretati dai topi e dai paperi più famosi del mondo.
Dumas, Cervantes, Salgari, Hugo, Tolstoj e Omero sono solo alcuni degli autori che hanno visto i loro capolavori adattati in chiave umoristica.
La parodia Disney si è poi estesa al cinema e, con l’avvento e la diffusione del mezzo televisivo, è stato il turno dei programmi e dei personaggi più popolari del piccolo schermo di essere parodiati sulle pagine del settimanale a fumetti.
Jacovitti
In Italia il più grande autore di parodie resta ancora oggi Benito Jacovitti, scomparso nel 1997, che, nelle sue storie, ha riletto, attraverso l’indimenticabile chiave umoristica del suo immaginario, generi e classici tra i più diversi. Pinocchio e Don Chisciotte sono le sue più celebri riduzioni di opere letterarie, ma considerando la parodia nel senso più lato del termine, ci accorgiamo che tutta l’opera di Jacovitti è impregnata di spirito parodistico.
Accanto a Cocco Bill, Mandrago e Zorry Kid, Jacovitti ha fatto recitare nel suo straordinario universo comico figure ispirate al romanzo d’avventura come per esempio Tarzan.
Allo stesso modo Jacovitti ha strizzato l’occhio anche ad alcuni generi della narrativa, dal poliziesco (Cip, l’arcipoliziotto), alla fantascienza, alle storie di pirati, fino all’erotismo del Kamasutra, trasformato, con la complicità di Marcello Marchesi, in Kamasultra.
Alan Ford
Sempre in Italia la parodia fumettistica ebbe grande diffusione negli anni Sessanta e Settanta. In questo periodo, infatti, la serie di Alan Ford, creata da Max Bunker e Magnus e divenuta subito molto popolare, nasce con un’impronta parodistica molto forte, rifacendo il verso ai film di spionaggio che da 007 in poi avevano avuto un largo seguito, in termini produttivi e di gradimento da parte del pubblico. Nel contesto della serie regolare anche Alan Ford e il famosissimo Gruppo TNT si cimentano nella rivisitazione di opere importanti della letteratura, con esito talmente riuscito da venire riproposto in raccolte successive.
L’opera di Jacovitti è stata pubblicata più e più volte da tantissimi editori. Uno spunto per scoprirla nella Collezione Mafrica è partire dai numeri de Il Vittorioso e de Il Giorno dei Ragazzi, testate storiche che hanno contribuito a renderlo popolare in Italia.
Come dimostra il caso di Alan Ford, tra il Sessanta e il Settanta, sull’onda dello spirito della rivoluzione culturale, il gusto della dissacrazione si diffonde e trova nel fumetto uno strumento molto efficace. Dai classici si passa allora a tutti i modelli canonici della cultura e non è più solo la letteratura a ispirare le parodie dei fumettisti. Tutto diventa parodiabile e le possibilità di questo mezzo vengono sperimentate in ogni maniera. Si fa La parodia del cinema, della televisione e del fumetto stesso. Si fanno parodie bonarie e parodie aggressive, fino alle parodie erotiche degli stessi eroi dei fumetti.
Attraverso la proposta della parodia è in qualche modo possibile ricostruire un ritratto del lettore italiano degli ultimi settant’anni. Gli adattamenti di classici della letteratura sono stati progressivamente abbandonati e pochissime sono state le proposte legate a classici contemporanei; sempre di più, invece, hanno dilagato le parodie cinematografiche e televisive. Ma le parodie fumettistiche di queste ultime sono state rapidamente dimenticate, come altrettanto rapidamente il mezzo televisivo “digerisce” i suoi prodotti. A oltre settant’anni dall’Inferno di Topolino, sono ancora le parodie letterarie ad essere ricordate dai lettori, tanto che l’avventura di Topolino nei gironi danteschi viene considerata da tutti, oltre che un raro pezzo da collezione, un esempio altissimo di racconto per immagini.
Sembra quindi che una parodia, perché possa comunicare con massima amplificazione, debba essere legata a un’opera conosciuta universalmente.
Non a caso, una delle parodie cinematografiche di nuova generazione più amate è Casablanca, reinterpretato da Topolino nel 1988 grazie ai pennelli di Giorgio Cavazzano.
Negli ultimi anni, piuttosto che la parodia classica, la rielaborazione cioè di un racconto attraverso una rilettura umoristica, i fumetti ci hanno proposto delle parodie di genere, ripensando e ribaltando i ruoli e i luoghi comuni di un particolare genere narrativo.
Mad
La parodia come cifra stilistica è quella che segna, fin dalla sua nascita, la rivista americana Mad. Il celebre magazine propone regolarmente la versione umoristica di pellicole cinematografiche o programmi televisivi, affiancando alle parodie altre rubriche satiriche a fumetti strettamente legate al mondo e alla cultura americana. Mad nasce nel 1952 e negli Stati Uniti continua a essere pubblicata con successo. Ma nonostante l’alta qualità dei disegni e la graffiante ironia, la sua proposta in Italia, non ha funzionato, a dimostrazione che la comprensibilità della parodia, strettamente legata al suo riferimento culturale, è fondamentale ai fini della sua fruizione.
Sulle pagine di Mad, creato da Harvey Kurtzman e William Gaines, la parodia è totale e investe ogni genere e categoria.
La Parodia del Fumetto
Se l’umorismo si misura con la capacità di fare autoironia, allora il fumetto ha superato l’esame. Anzi sembra quasi che gli autori di comix non si siano mai divertiti tanto come a prendere in giro sé stessi. Per ogni genere fumettistico abbiamo solo l’imbarazzo della scelta: la parodia del racconto supereroistico ha dato vita ad antieroi come Lobo o alla Justice League, nella sua incarnazione più irriverente degli anni Ottanta, solo per citare degli esempi recenti. Prima di loro hanno fatto il verso all’olimpo dei supereroi personaggi come Plastic Man, il Bat Mite e Bizzarro, per restare in casa DC Comics, oppure L’Uomo Impossibile, Howard the Duck o la serie di What the…, presentati dalla Marvel.
In Italia, un culto del fumetto come Andrea Pazienza ha disseminato in numerosissime sue tavole – caotiche e geniali! – ritratti dei più popolari personaggi Disney da far rizzare i capelli dei più miti censori della Company, inaugurando un filone irriverente nei confronti di quel tenero universo, in cui si sono gettate schiere di disegnatori.
Ratman
Nel fumetto italiano recente, il personaggio di Ratman è quello che più di tutti ha giocato con il tema parodistico. Il suo autore, Leo Ortolani, ha rivisitato, con il suo stile fatto di battute veloci e ritmi serrati, pellicole popolari come Guerre Stellari, Star Trek, Il Signore degli Anelli o 300, anche se, a ben vedere, tutta la sua opera è ispirata alla parodia. Il protagonista stesso della serie, Ratman, nasce come parodia del genere supereroistico. Tutte le sue avventure sono costruite sulla profonda conoscenza del moderno fumetto americano d’avventura, in cui le trame e lo stile del disegno rimandano alle opere (soprattutto Marvel) degli ultimi quarant’anni, rielaborando il segno grafico di autori come Jack Kirby.